A un anno dal sisma che quasi un anno fa uccise circa novemila persone e distrusse il 90% degli edifici, non solo il Nepal non si è ancora risollevato ma si registra una percentuale crescente di poveri e di corruzione.

Il processo di ricostruzione è fermo e molti nepalesi vivono ancora in “temporary shelter”, rifugi temporanei che essi stessi hanno costruito. Scarseggiano ancora alcuni beni di primaria necessità, che sono indispensabili, come ad esempio il carburante, necessario per trasportare i beni che servono per la ricostruzione specialmente in quei Paesi che non sono facilmente raggiungibili, o il gas che servirebbe per cucinare e garantire una sussistenza alimentare alle famiglie.

La crescita del Paese è dimezzata, attesta l’Asian Development Bank, passando dal 3 al 1,5 % e le percentuali sulla povertà non sono più felici: secondo la Banca Mondiale il 25% della popolazione locale vive al di sotto della media dell’indice di povertà. Qui terremoto ma anche inflazione ed embargo della vicina India impediscono ancora oggi all’economia nazionale di risollevarsi, creando una situazione umanitaria che si protrae nel tempo.