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La prima cosa che ti colpisce quando arrivi in Perù è il colore!

I colori del mercato, i colori dei vestiti delle donne, i colori delle copertine in cui portano i bambini sulle spalle…Colori che non nascondono gli sguardi tristi di queste donne, i volti sofferenti e vissuti in cui le rughe sono segnate innanzi tempo dalla fatica del vivere, giorno dopo giorno, la miseria dalla quale vorrebbero strappare i loro figli.

Miseria, abbandono, violenza sono declinazioni della vita quotidiana.

Dai loro racconti spesso traspare tutta la lotta che devono sostenere: per difendersi dai soprusi e dagli stupri, anche familiari, per poter portare a termine gravidanze mai desiderate, per affrontare parti al limite della sopravvivenza, per crescere bambini in solitudine quando, ancora bambine, non hanno mai conosciuto la tenerezza di essere figlie.

Jacqueline è una mamma bambina.

Leggi tutto: Diventare mamma in Peru'

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Puelles, Santa Rosa, Las Moras… a qualsiasi ora ti trovi a passare per le strade polverose di questi quartieri poveri, che sorgono sulle pendici dei monti che circondano Huanuco, ti imbatti in nugoli di bambini che hanno come casa solo la strada.

Privati del calore di una famiglia, della possibilità di frequentare una scuola, vivono allegramente per la strada la loro realtà di emarginazione sociale.   

Il fenomeno dell’estrema povertà, in Perù, riconducibile allo spostamento in massa dei campesinos dalle campagne alle città, colpisce, infatti, in modo particolare i bambini e gli adolescenti che non godono di alcuna attenzione sociale e di adeguate strutture di accoglienza.

Si tratta di bambini “invisibili”, in balia di tutto e del nulla.


In Perù sono 1,6 milioni i bambini lavoratori: quattro bambini peruviani su dieci sono costretti a lavorare.

Huanuco, Huancavelica e Puno sono le Regioni con le più alte percentuali di lavoro minorile.

A Huanuco, ancora vedi per le strade i bambini che ti chiedono di lustrarti le scarpe per pochi centesimi di soles o a impastare argilla per fabbricare mattoni, fino a 1000 al giorno per pochissimi soles al mese.

Li vedi, salendo per il villaggio di Marambuco, a pochi km da Huanuco, curvi sull’argilla.  
Impastano e rigirano i mattoni, per farli asciugare. Quei mattoni che assorbono, con il calore del sole, i loro giorni già, a questa giovane età, tanto pesanti e tristi.

Schiavi del fango, immersi nell’argilla che brucia la pelle, fabbricano mattoni un giorno dopo l’altro.
Li vedi, a nugolo, assalirti, nella piazza grande di Huanuco, implorando di poterti lustrare le scarpe per pochi centesimi di sol.

Li vedi, nelle favelas, frugare nella spazzatura respirando la polvere che il vento del pomeriggio solleva fino a toglierti il respiro.

È questa la storia di Pablo, 7 anni, che, ogni mattina, invece di percorrere la strada che lo porta a scuola, con il padre e il fratello maggiore, scende alla piana di Marambuco a impastare mattoni.

Leggi tutto: L' infanzia negata: la storia di Pablo

angelo e caterina


Diamo avvio ad una nuova rubrica che attraverso interviste ai diversi protagonisti dell'avventura di Senzaconfini faccia conoscere a chi legge la loro storia nel volontario cammino di solidarietà, che sicuramente per ognuno di loro ha significato un allargamento del proprio orizzonte.

Parliamo con Caterina che, con il marito Angelo Verga, ha trovato la strada per una non egoistica solitudine.

Caterina, quali sono le ragioni del volontariato e, nel vostro caso, del volontariato "di coppia"?

La convinzione che ognuno di noi può e deve fare qualcosa a favore di chi non ha niente era presente in noi fin da ragazzi e si è rafforzata poi nella nostra unione. In un mondo globale, non si può più pensare ad uno sviluppo che non sia planetario e, nell'impegno di coppia, abbiamo sentito la necessità di un progetto condiviso, all'interno e oltre il confine del grande progetto che è la famiglia. L'apertura all'altro, specialmente a chi ha più bisogno, non fa rimanere l'amore chiuso ma lo fa crescere, moltiplicandolo per le diverse persone che incontriamo.

Come nasce l'avventura di Senzaconfini?


Nasce come risposta! Alla nostra speranza di rendere la giustizia e la fraternità un fatto concreto e alla speranza degli uomini e delle donne, che vivono la povertà e l'emarginazione, di trovare solidarietà. Una risposta scaturita dal vissuto e dal profondo! Da sempre la nostra unione è stata caratterizzata dall'attenzione ai più bisognosi. L'emergenza del terremoto in Irpinia è stata per Angelo la grande occasione per concretizzare un suo primo significativo intervento di solidarietà. Sarajevo e l'inizio della ricostruzione post guerra hanno, poi, consolidato il suo spirito altruistico, e confermato la sua capacità organizzativa nell'emergenza.
Ma è nel Novembre del 1993 che Angelo sente di essere chiamato in prima persona a dare una risposta ancora più incisiva quando un Vescovo italiano, missionario in Perù, rivolge, al gruppo in cui operavamo, una richiesta di aiuto. Angelo condivide con me la sua determinata volontà di rendersi utile, aldilà di ogni confine geografico, culturale, religioso e sociale, chiedendomi di costruire, su questo, un progetto comune. La mia, immediata ed entusiastica risposta, segna l'avvio della nostra avventura di coppia in Perù ...

Leggi tutto: L'intervista (di Giovanna Sedda)

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